venerdì 20 luglio 2007

Harry Potter and the Deathly Hallows

Uscito da meno di dieci minuti... ed è già in mio possesso!

Buona lettura :)

venerdì 13 luglio 2007

Incipit

Ultimamente pare diffondersi a macchia d'olio l'usanza di postare sul proprio blog l'incipit dei propri libri preferiti.
Visto che sono una persona tendenzialmente distratta e tendo a dimenticarmi le cose con una frequenza direttamente proporzionale alla loro importanza (e questo può avere conseguenze potenzialmente catastrofiche) posterò qui alcuni degli incipit dei miei romanzi preferiti, aggiornando periodicamente la pagina man mano che mi ricorderò di... altri miei romanzi preferiti, che - sono praticamente sicuro - adesso avrò dimenticato.

E dopo questa doverosa introduzione, si comincia con...




1)

Ha il colore di un teschio sbiancato, la sua pelle; e la lunga chioma che gli fluisce giù per le spalle è candida come il latte. Nella bella testa affusolata brillano due occhi obliqui, cremisi e cupi, e dalle maniche sciolte della veste gialla spuntano due mani sottili, pure del colore dell'osso, posate sui braccioli di un seggio che è stato ricavato e scolpito da un unico enorme rubino.

2)

Diario di Jonathan Harker
3 maggio. Bistrita. Ho lasciato Monaco il primo maggio, alle 8.35 di sera, raggiungendo Vienna il giorno dopo, di prima mattina. Saremmo dovuti arrivare alle 6.46, ma il treno aveva un'ora di ritardo. Budapest mi sembra un luogo meraviglioso, almeno da quanto ho potuto vedere dal treno, e per quel poco che ho passeggiato per le strade. Non mi sono avventurato troppo lontano dalla stazione, poiché eravamo arrivati in ritardo e quindi il treno sarebbe ripartito appena possibile. Ne ho ricevuto l'impressione che ormai stessimo lasciando l'Occidente per entrare in Oriente. Il più occidentale tra gli splendidi ponti sul Danubio, che qui è di nobile ampiezza e profondità, ci ha riportati alle tradizioni della dominazione turca.

3)

Fu allora che vidi il Pendolo.
La sfera, mobile all'estremità di un lungo filo fissato alla volta del coro, descriveva le sue ampie oscillazioni con isocrona maestà.
Io sapevo - ma chiunque avrebbe dovuto avvertire nell'incanto di quel placido respiro - che il periodo era regolato dal rapporto tra la radice quadrata della lunghezza del filo e quel numero "pi greco" che, irrazionale alle menti sublunari, per divina ragione lega necessariamente la circonferenza al diametro di tutti i cerchi possibili - così che il tempo di quel vagare di una sfera dall'uno all'altro polo era effetto di una arcana cospirazione tra le più intemporali delle misure, l'unità del punto di sospensione, la dualità di una astratta dimensione, la natura ternaria di "pi greco", il tetragono segreto della radice, la perfezione del cerchio.

4)

Il terrore che sarebbe durato per ventotto anni, ma forse anche di più, ebbe inizio, per quel che mi è dato sapere e narrare, con una barchetta di carta di giornale che scendeva lungo un marciapiede in un rivolo gonfio di pioggia.
La barchetta beccheggiò, s'inclinò, si raddrizzò, affrontò con coraggio i gorghi infidi e proseguì per la sua rotta giù per Witcham Street, verso il semaforo che segnava l'incrocio con la Jackson. Le tre lampade disposte in verticale su tutti i lati del semaforo erano spente, in quel pomeriggio d'autunno del 1957, e spente erano anche le finestre di tutte le case. Pioveva ininterrottamente ormai da una settimana e da due giorni si erano alzati i venti.

5)

Lontano in dietro a colle, là verso sol-che-scende. Cielo è ora come fuoco e io fa cammino lì, senza fiato in pancia, ed erba fredda e bagna piedi a me. Niente erba è su alto colle. Solo terra tutta in torno che colle è come uomo senza ca-peli io testa. Io metto su piedi e volta faccia a vento per sente odore, ma niente odore viene da lontano. Pancia fa male, qua in mezzo a me. Aria di pancia sale su in bocca e lecca lei è come lecca niente. Grumo di sangue secco è ora nero su ginocchio e di-viene con pizzica. Io sgraffia e altro sangue ancora viene fuori.

6)

Per Sherlock Holmes ella è sempre LA donna. Raramente l'ho sentito accennare a lei in altro modo. Ai suoi occhi, supera e annulla tutte le altre esponenti del suo sesso. Non che egli provasse un'emozione simile all'amore nei confronti di Irene Adler. Tutte le emozioni, e quella in particolare, erano respinte con orrore dalla sua mente fredda, precisa, mirabilmente equilibrata. A mio parere, era la più perfetta macchina pensante e ponderante che esista al mondo, ma il sentimento amoroso lo avrebbe messo in una posizione falsa. Non parlava mai delle passioni più dolci se non con un sorriso ironico e beffardo.

7)

Partito ad esplorare il regno di mio padre, di giorno in giorno vado allontanandomi dalla città e le notizie che mi giungono si fanno sempre più rare. Ho cominciato il viaggio poco più che trentenne e più di otto anni sono passati, esattamente otto anni, sei mesi e quindici giorni di ininterrotto cammino. Credevo, alla partenza, che in poche settimane avrei facilmente raggiunto i confini del regno, invece ho continuato ad incontrare sempre nuove genti e paesi; e dovunque uomini che parlavano la mia stessa lingua, che dicevano di essere sudditi miei.
Penso talora che la bussola del mio geografo sia impazzita e che, credendo di procedere sempre verso il meridione, noi in realtà siamo forse andati girando su noi stessi, senza mai aumentare la distanza che ci separa dalla capitale; questo potrebbe spiegare il motivo per cui ancora non siamo giunti all'estrema frontiera. Ma più sovente mi tormenta il dubbio che questo confine non esista, che il regno si estenda senza limite alcuno e che, per quanto io avanzi, mai potrò arrivare alla fine.

8)

Della prima disobbedienza dell'uomo, e del frutto
dell'albero proibito, il cui gusto fatale condusse
la morte nel mondo, e con ogni dolore la perdita
dell'Eden, fin quando non giunga più grande
un Uomo a risanarci riconquistando il seggio benedetto,
canta, Musa Celeste, che sopra la vetta segreta
dell'Oreb o del Sinai donasti ispirazione a quel pastore
che per primo insegnò alla stirpe eletta
come in principio sorsero i cieli e la terra dal Caos;
o se il colle di Sion maggiormente ti aggrada,
e il ruscello di Siloe che scorreva rapido
presso l'oracolo di Dio, da questi luoghi
offri, ti prego, aiuto al canto avventuroso
che in alto volo aspira a sollevarsi
sul Monte Aonio, e si propone cose
mai tentate in passato in prosa o in rima.

9)

L'universo (che altri chiama la Biblioteca) si compone d'un numero indefinito, e forse infinito, di gallerie esagonali, con vasti pozzi di ventilazione nel mezzo, bordati di basse ringhiere. Da qualsiasi esagono si vedono i piani superiori e inferiori, interminabilmente. La distribuzione degli oggetti nelle gallerie è invariabile. Venticinque vasti scaffali, in ragione di cinque per lato, coprono tutti i lati meno uno; la loro altezza, che è quella stessa di ciascun piano, non supera di molto quella d'una biblioteca normale. Il lato libero dà su un angusto corridoio che porta a un'altra galleria, identica alla prima e a tutte. A destra e sinistra del corridoio vi sono due gabinetti minuscoli. Uno permette di dormire in piedi; l'altro di soddisfare le necessità fecali. Di qui passa la scala spirale, che s'inabissa e s'innalza nel remoto.

10)

otairauqitnA
ilodnairoC odarroC olraC eralotiT

Questa scritta stava sulla porta a vetri di una botteguccia, ma naturalmente così la si vedeva solo guardando attraverso il vetro dall'interno del locale in penombra.
Fuori era una fredda grigia giornata novembrina e pioveva a catinelle. Le gocce di pioggia correvano giù lungo il vetro, sopra gli svolazzi delle lettere. Tutto ciò che si riusciva a vedere attraverso il cristallo era un muro macchiato di pioggia dall'altro lato della strada.
D'improvviso la porta venne spalancata con tanta violenza che un piccolo grappolo di campanellini d'ottone sospeso sul battente cominciò a tintinnare tutto eccitato e ci volle un bel po' prima che si rimettesse tranquillo.



Ecco, dieci.
Per questa prima infornata, direi che possono bastare.

Vediamo chi riuscirà ad identificarne il maggior numero - senza ricorrere all'ausilio di Google, furbetti!